Le ultime rivelazioni di Marilungo su Andrea Agnelli, mettono in discussione l’ipotesi che le sue dimissioni dal cda lo scorso anno, siano state davvero volontarie.
Sono passati pochissimi giorni dall’intervista che Andrea Agnelli ha rilasciato al quotidiano olandese De Telegraaf.
Un’intervista in cui l’ex numero uno della Vecchia Signora è rimasto diplomatico solo nei confronti di una vicenda giudiziaria che lo ha portato alle dimissioni non solo della Juventus, ma anche dal Cda di Exor e Stellantis. Dimissioni rivendicate con i giornalisti spiegando come fosse l’unica scelta possibile per difendersi con tranquillità e tutelare il club.
Non ha avuto invece paura di esprimersi in modo forte e divisivo contro la FIFA, e i suoi ex amici (Così lo ha definito Ceferin), e chi si comporta da re senza corona.
Il punto è che le dichiarazioni dei mesi scorsi che i pm di Torino hanno raccolto da Marilungo, e pubblicate in questi giorni da La Stampa, ex membro del cda juventino, dimessasi poco prima dello scandalo che portò a ridosso di fine anno alle dimissioni di tutto il consiglio, sembrano raccontare una realtà molto diversa.
E per la prima volta ci sono validi elementi per pensare che in realtà Andrea Agnelli non volesse dimettersi, ma si sia invece ritrovato costretto a farlo, a seguito di uno scontro con una parte del cda, arrivato ormai al punto di non ritorno.
Si perchè, secondo la Marilungo, il vero attrito che la convinse a dimettersi nel novembre scorso, riguardava l’approvazione del bilancio: “A più riprese abbiamo (insieme ad altri consiglieri del CdA, ndr) chiesto che la documentazione integrale della procura ci venisse data e a più riprese ci sono state date rassicurazioni che nessuna delle carte del procedimento erano rilevanti ai fini delle decisioni in materia di bilancio.
“La spada di Damocle che ci rappresentavano Agnelli e Gabasio era che se non avessimo approvato il bilancio entro una certa data non ci saremmo potuti iscrivere al campionato”.
Se le parole della donna venissero confermate in seguito dalle indagini, lo scenario che ne esce fuori, mette Andrea Agnelli in una posizione diversa da quella che si poteva inizialmente immaginare. C’era uno scontro interno al consiglio di amministrazione, e Andrea Agnelli aveva scelto una linea su cui i dubbi di una parte del Cda iniziavano a pesare come macigni.
Una tensione di cui certamente John Elkann era al corrente e che riguardava anche il futuro giudiziario del club. Come si è infatti visto dopo le dimissioni di Agnelli, la Juventus ha cambiato linea difensiva in parte, smettendo ad esempio di contestare i rilievi della Consob.
Non può che restare la sensazione che in realtà Agnelli non si sia dimesso, ma abbia semplicemente perso il braccio di ferro con il Cda e l’appoggio di Elkann, che a quel punto lo ha costretto a lasciare il suo ruolo per cambiare linea difensiva.
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