Roberto Baggio compleanno: auguri al Divin Codino, la lettera a cuore aperto

Roberto Baggio è stato uno dei più grandi giocatori che si siano visti su un campo da calcio e la sua classe è stata tale da renderlo unico.

Il calcio italiano ha avuto modo di avere tantissimi giocatori di classe immensa nella propria storia in tutti i vari ruoli, riuscendo così a dimostrare al mondo intero come la scuola sportiva fosse davvero di primo livello, ma forse nessuno è riuscito a entrare nel mito come ci è riuscito Roberto Baggio.

Roberto Baggio (GettyImages)
Roberto Baggio (GettyImages)

Parlare di Roberto Baggio senza un pizzico di commozione è davvero impossibile.

Come lui non c’è stato probabilmente nessuno in grado di unire tutta l’Italia e tutte le tifoserie in un amore unico e corale che è andato oltre qualsiasi cosa, con tutti gli amanti di questo meraviglioso sport che hanno pianto e sofferto per ogni sua caduta.

Un giocatore geniale, favoloso, che è partito dalla sua Vicenza, anzi dalla piccola Caldogno, per poter diventare immenso nella storia del calcio, portando in alto il nome della Fiorentina, regalando una Coppa Uefa e uno Scudetto alla Juventus, vincendo con il Milan, facendo impazzire i tifosi di Bologna e Inter e regalando un vero e proprio sogno a occhi aperti a tutta la città di Brescia.

Roberto Baggio è stato unico nel suo genere, perché odiarlo era davvero impossibile e nessuno lo ha mai accusato di essere “mercenario” o voltagabbana, come spesso capita per chi ha giocato in così tante squadre, perché la sua vera maglia è sempre stata solo una: l’Azzurro dell’Italia.

Non esiste infatti nella storia nessun giocatore che si sia legato così tanto alla maglia della Nazionale e per tutti era impossibile vedere l’Italia senza in campo Roby, tanto è vero che partirono delle vere e proprie campagne in suo favore per far sì che Baggio potesse giocare prima il Mondiale del 2002 e poi l’Europeo del 2004.

Non ci riuscì, Trapattoni non gli trovò lo spazio e forse fu quasi una punizione divina i fallimento di quelle due spedizioni, che si sono anche macchiate di sfortuna e di rabbia nelle figure di Byron Moreno e del biscotto tra Svezia e Danimarca.

Roberto doveva esserci in quelle edizioni, era rientrato dopo una gravissima operazione al ginocchio in tempo record per poter volare in Giappone e Corea del Sud e per poter salvare il suo Brescia, le sue Rondinelle che con lui volarono anche a un passo dalla Coppa Uefa.

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Ci sarebbe troppo da dire su di lui e allora, per il suo compleanno, è un suo tifoso che vuole parlare a cuore aperto, ringraziandolo di tutto per essere stato il motore del suo amore per il calcio.

Lettera a Roberto Baggio, grazie per tutto

Ciao Roby, è da tanto che ormai non ti si vede più in un campo da calcio, sono ormai 18 anni, un tempo davvero incredibile ripensando a tutto quello che hai fatto in carriera.

18 anni che però non hanno minimamente scalfito l’amore che tutta Italia prova ancora per te, perché alla fine quando parli, poche volte come solo chi ha qualcosa davvero di importante da dire sa fare, tutto il mondo di ferma.

Perché alla fine tutti vogliamo avere ancora un po’ di Baggio, tutti vogliamo ancora un po’ assaporare quel genio calcistico che è stato, tutti vogliamo ancora avere la possibilità di poter pronunciare il tuo nome che al solo suono rende migliore la giornata.

Roby, bisogna riconoscertelo, hai cambiato per sempre il calcio italiano, perché con te c’è stato un vero e proprio senso di appartenenza, come quando Bartali scongiurò la Guerra civile vincendo il Tour de France, come quando Fabrizio De André incantava il mondo con le sue poesie ispirando i cantautori di tutto il mondo, o come quando scende in campo il magico colore della Nazionale.

Ah la Nazionale, quanto l’hai amata e quanto lei ha amato te, nonostante le miopie di certi allenatori che davvero non ti hanno mai capito.

Il genio è però così, è divisivo, non può essere capito da tutti, perché per essere comprensibile deve essere facile, banale e scontato, e la difficoltà non è pane di tutti.

Sapevi che saresti andato via dalla Juventus, ma hai lottato fino all’ultimo da leone e da leader per quello Scudetto del 1995, sapevi che potevi vincere lo Scudetto con l’Inter, ma sei rimasto a Bologna per rispetto di tutti gli abbonati che avevano speso soldi per vederti, sapevi che saresti rimasto in nerazzurro che se ne fosse andato Lippi, ma gli hai regalato la qualificazione in Champions con due perle di rara bellezza.

Hai sempre guardato oltre, come quando hai scelto Brescia, la terra che ti ama e ti venera ogni giorno di più, sei l’uomo dei derby con l’Atalanta, della tripletta che ha fatto correre Mazzone sotto la curva ospiti e di quel pallonetto nel 2003 che ha fatto esplodere il Rigamonti come mai prima.

Hai lasciato lo stadio di Mompiano contro la Lazio, palla all’indietro per te, dribbling secco su Couto e sinistro a giro in caduta con Peruzzi immobile.

Ti rialzi per l’ultimo sigillo di una carriera memorabile, a Brescia si piange perché con la Leonessa nessuno è mai stato davvero come te e a fine partita hai addirittura regalato uno striscione di omaggio a tutto il popolo bresciano.

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Ecco perché ti abbiamo tutti amato, ecco perché “da quando non giochi più non è più domenica”, ecco perché nel mondo ci sarebbe bisogno davvero di qualcuno in grado di far sognare come ce l’ha fatta l’unico e inimitabile Roberto Baggio. Grazie